• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • AMORE DI DIO

    Il Cuore di Gesù continuamente vi dice: amatemi e fatemi amare!

    Dio solo abbiate in mente ed in cuore, ogni giorno, dalla mattina alla sera.

    Un'anima amante di Gesù Cristo non si lascia abbattere, né vincere da nessuna difficoltà, perché sempre l'amore è forte come la morte, combatte con essa e non si lascia vincere.

    Siamo creati per trasformarci in Dio.
    Siamo creati per amare Dio.
    Siamo creati per possedere Dio.

    Diamoci ad amare Dio, perchè con l'amarlo lo possederemo!

    Se il nostro fine è di conoscere Dio, come non deve essere anche quello di amarlo? Poiché non è possibile conoscere la bellezza e non amarla.

    Dio ci ama.
    Dio è disposto ad amarci per sempre, quantunque noi siamo indegni del suo amore.

    Il vostro cuore non è vostro, Iddio lo domanda!

    L'amore trae a sé tutte le virtù e non fa sentire le pene della vita.

    Il levar del sole ci trovi in atti di amore di Dio ed il suo tramontare a Lui strettamente uniti.

    Per riparare al tempo che non abbiamo amato Dio, aumentiamo gli atti di amore verso di Lui.

    Dio non aspettò il nostro amore, ma lo prevenne.

    Vogliamo accertarci dell'amore di Gesù? Alziamo gli occhi e vediamolo pendente sulla croce.

    Vediamo di infervorarci nell'amore del Signore, avendo sempre innanzi agli occhi il Crocifisso.

    Un'anima che ama Dio non desidera che di sacrificarsi per Lui ed ogni pena per lei è cara.

     


    AMORE VERSO IL PROSSIMO

    Carità, carità con tutti: non dimenticate che siete suore per esercitare la carità.

    La carità è la regina assisa sul trono dell'umiltà e tutte le altre virtù sono ai suoi lati come tante ancelle.

    Figlie mie, facciamo bene per male.
    Così ci ha insegnato Gesù Cristo, se vogliamo imitarlo.

    Figlie mie, i vostri occhi, i vostri cuori siano semplici, retti ed abbiano a nutrirsi sempre di miele.

    Il primo dei vostri doveri è quello di teneramente amare le ammalate, riconoscendo in esse la persona addolorata del nostro Salvatore Gesù Cristo.

    La vostra carità sia una bella copia della carità che esercita il nostro Padre celeste.

    Non vogliate essere come le pietre miliari che insegnano agli altri la via ed esse se ne stanno ferme, ma sforzatevi ogni giorno di fare dei passi avanti nelle virtù.

    Faccia tutto e solo per il Signore, servendolo premurosamente ed umilmente in questi poveri ammalati.

    Abbi gusto di servire il tuo divino Sposo nella persona di questi ammalati e avrai un paradiso anticipato.

    Carissima figlia, guarda sempre queste giovanette come consegnatele dal tuo divino Sposo ed abbile come una pupilla del suo occhio.

    Vadano le nostre comodità e sacrifichiamoci volentieri per corrispondere alla nostra santa vocazione

    che è la sola gloria del Signore e la santificazione della anime.

    Ti lascio nei SS. Cuori di Gesù, Maria, Giuseppe nei quali spesso vogliamo trovarci.



    FIDUCIA NELLA PROVVIDENZA

    Abbandonatevi alla Provvidenza con grande fede.

    Morire sì, ma offendere il Signore con la diffidenza, no, no, no!

    Confidenza in Dio e abbandono completo in Lui che è nostro Padre.

    Il Signore aiuta e non abbandona mai chi confida in Lui.

    Adoriamo le disposizioni del Signore e ci faremo grandi santi.

    Abbi sempre innanzi agli occhi il tuo divino Sposo...

    Ti lascio stretta nei SS. Cuori dei nostri Amori.

    Il Signore continui a benedirti e ti dia la grazia della santa perseveranza.

    Sta' allegra nel Signore e non temere di nulla.

    Il Signore tutto può e, quando vuole una cosa, ci dà anche i mezzi per conseguirla.

    Stiamo sempre uniti al nostro buon Iddio e ci troveremo contenti in ogni luogo e in ogni occupazione.

    Prendi tutto dalle mani del Signore, perché Egli tutto dispone per il meglio.

    Il Signore ti benedica e tu confida in Lui che è la Carità stessa.

    Confidiamo nel Signore e con la confidenza, ad imitazione del nostro santo padre Gaetano, lo onoreremo nel modo a Lui più caro.

    Nelle sue grandi e molte occupazioni pensi che non è sola, ma che è con il suo divino Sposo.



    SANTITA’

    Tutto sia santo in noi dalla mattina alla sera.

    Il Signore ti vuole assai bene, il Signore ti vuole tutta sua, ti vuole santa.

    La lascio in compagnia del suo Gesù.

    Abbiamo un solo affare da trattare ogni giorno ed è la nostra santificazione.

    Prenda le cose come provenienti dal Signore, per la nostra santificazione.

    Le virtù non si possono praticare senza che si presentino le occasioni di esercitarle.

    Le raccomando la presenza del Signore e di fare spesso tra giorno qualche atto d'amore verso di Lui.

    Figlie mie, siate piccole, perché quando si sta basse, Gesù si avvicina con più affetto, Gesù si consola. Piccoline, piccoline, figlie mie!

    Cercate l'ultimo posto, figliole, perché ivi troverete Gesù. Lui solo sia testimone dei vostri sacrifici.

    Le croci producono frutti meravigliosi ed è onore essere crocifissi con Gesù e per Gesù.

    Il Signore la benedica e le dia quella felicità che anche in terra le fa godere un paradiso anticipato.

    Il suo trattare con tutti sia umile, dolce, rispettoso.

    L'umiltà è il fondamento della perfezione cristiana.



    VOLONTA’ DI DIO

    Pensiero a Dio, il cuore a Dio, la mano per Iddio!

    Paradiso, paradiso... solo lassù troveremo tutto e ameremo per sempre il Signore.

    Vedi di camminare sempre alla presenza del tuo divin Sposo e di fare ogni cosa che sia a Lui cara.

    Lasciamo fare al Signore! Abbandoniamoci totalmente a Lui!

    Preghiamo e stiamo rassegnati a quanto il Signore si degnerà disporre per noi.

    Gettiamoci quali strumenti nelle mani della divina Provvidenza che si avvalga di noi a maggiore suo grado.

    A corpo morto si getti al divino volere ed avrà la tranquillità dello spirito e niente la turberà.

    Preghi per avere lumi di ben conoscere la volontà del Signore.

    Faccia il Signore di me quello che vuole, che non domando altro che fiat voluntas tua.

    La prova di amare Iddio è quella di patire per suo amore.

    Il Signore tutto permette per il nostro bene e vuole anche dal male ricavare il bene per la maggior sua gloria.



    PENSIERI VARI

    Ti lascio nei SS. Cuori di Gesù, Maria, Giuseppe, dandoti la santa benedizione.

    Abbi sempre i tuoi occhi rivolti alla Madonna ed a suo onore fa' atti di perfetta uniformità al suo divin Figlio.

    Ricorri con grande confidenza alla nostra Mamma, la Madonna, in ogni tuo bisogno.

    Nei tuoi bisogni spirituali abbi sempre per tuo Maestro San Giuseppe.

    Continui a confidare in san Giuseppe che non mancherà di proteggerla in ogni bisogno.

    Confida nella nostra divina Madre e nel nostro caro padre San Giuseppe.

    Io ogni giorno ti avrò presente all'Altare.

    Guarda il Santissimo Cuore di Gesù che, aperto, ti invita ad entrarvi, dove troverai lumi e consolazioni celesti.

    Vedo che il Signore ti vuole assai bene, dandoti molte occasioni di tesoreggiare per al vita eterna.

    Grande umiltà e carità, grande mansuetudine in ogni incontro, e tutto andrà bene.

    Ogni felicità il Buon Iddio conceda loro nell'avvicinarsi della feste natalizie ed il novello anno.

    Prossimi alla feste pasquali, ve le auguriamo felici e ripiene delle più elette consolazioni nel Signore.

    La venuta di Gesù Cristo è una testimonianza dello svisceratissimo amore di Dio verso di noi.

    La venuta del divin Redentore è una venuta d'Amore verso di noi, sue creature.

    Ti lascio nei SS. Cuori di Gesù, Maria, Giuseppe nei quali spesso vogliamo trovarci.


  • Le Suore della Provvidenza continuano infatti il suo messaggio di totale affidamento a Dio e di incondizionato amore ai poveri, ai bambini e agli adulti, agli ammalati, agli anziani e alle famiglie povere. In Italia, in Brasile, in Uruguay, in Togo, Costa d'Avorio e Benin, in India, in Bolivia, in Romania e Moldavia, in Birmania.

    Continua l’opera di padre Luigi, nell’umiltà di un fedelissimo servizio quotidiano delle sue "fiutis" (figliolette), come lui amava chiamare in friulano le sue suore.

    San Luigi è oggi più che mai vivo nell’amore evangelico che sospinge le Suore della Provvidenza a travalicare le nuove frontiere della sofferenza di quest’umanità inquieta, a donare la testimonianza più vera per la nuova evangelizzazione, che per il santo friulano aveva un nome solo e un unico metodo: "Carità, carità, salvare anime e salvarle con la carità".
  • La fama della sua santità si propagò subito tra il popolo. Non soltanto i credenti salutarono la morte di un santo, ma persino gli anticlericali. Gli stessi cinque quotidiani non cattolici di Udine, liberali, anticlericali e massonici, riconobbero l’eccezionalità della sua figura di prete. Una testimonianza tra tutte, tratta dal giornale "Il Friuli", notoriamente mangiapreti: "Pare impossibile – scrisse -, ma questa volta il filantropo è un prete… è don Luigi Scrosoppi, un bravo ministro di dio (con la "d" minuscola, sic), che si prestò sempre con zelo per il bene del suo prossimo e si adoperò per l’istituzione di parecchi istituti di beneficenza".E da subito cominciarono le grazie, le guarigioni fisiche e morali, attribuite alla sua intercessione.

    Il processo ordinario per il riconoscimento della sua santità si svolse dal 1932 al 1936.

    Le sue virtù eroiche furono riconosciute ufficialmente da Paolo VI il 12 giugno 1978.

    Giovanni Paolo II lo proclamò solennemente beato in piazza San Pietro il 4 ottobre 1981. L’ultimo miracolo, ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa, necessario per la tappa della canonizzazione, fu compiuto a favore di Peter Chungu Shitima, nello Zambia. Studente dell’Oratorio di san Filippo in Sudafrica, si ammalò di polineurite periferica agli arti inferiori e della sindrome cachettica, insomma ammalato di AIDS in fase terminale. Fu mandato a casa in Zambia dagli stessi medici, perché morisse in famiglia. La comunità dell’Oratorio, i parrocchiani e la stessa famiglia cominciarono a chiedere la guarigione di Chungu per l’intercessione di padre Luigi, di cui Chungu era molto devoto. Una notte sognò padre Luigi che lo rassicurò sulla sua guarigione. Il giorno dopo cominciò ad alzarsi e a star bene, come prima della malattia. Ora si trova di nuovo in Sudafrica ed è sacerdote!

    Giovanni Paolo II riconobbe ufficialmente la santità di padre Luigi nel Concistoro pubblico del 23 marzo 2001.                                                                                                             
    La solenne canonizzazione avvenne il 10 giugno 2001, in piazza san Pietro alla presenza di migliaia di fedeli provenienti dal suo Friuli e da tutte le parti d’Italia e del mondo, ove ancor oggi, e sempre con lo stesso zelo per i poveri, operano le sue amatissime suore.
  • La morte di padre Luigi fu esemplare. Aveva chiesto di diventare copia di Cristo e la sua malattia finale fu una sorta di Calvario, fatto di sofferenze fisiche e morali, che egli seppe affrontare con uno spirito di completo abbandono in Dio.

    Si era preparato con il "noviziato al Cielo", sotto la direzione di suor Agostina, cui aveva chiesto di rinfacciargli difetti e colpe oltre che di imporgli penitenze dure e umilianti. Per vincere la sua renitenza, il santo si gettò in ginocchio, implorandola in virtù della santa obbedienza a fargli da maestra di noviziato: "Aiutiamoci a vicenda a diventare santi", l’incoraggiò.

    La malattia e la morte non lo colsero impreparato, anche se il medico faticò a convincerlo di stare a letto: aveva ancora troppe "faccende da sbrigare" per dare importanza "a una malattiucola come questa", spiegava.

    Si trattava di penfigo, una forma grave di dermatite purulenta. Diceva: "Così è piaciuto al nostro buon Padre che è nei cieli, e così deve piacere anche a noi".

    Oppure, nei momenti di maggiore sofferenza: "Bonum mihi, Domine, quia umiliasti me" (Ti ringrazio, Signore, perché mi hai umiliato).

    Le madri superiori delle case, a turno, si portarono al suo capezzale che diventò la sua ultima cattedra di santità. A ciascuna, immancabile, il suo saluto più caro: "A rivederci in Paradiso". Poi, una notte, gli comparvero le sante Anna, Marta e le sue tre Sante (Maria Maddalena, Maria di Cleofa e Maria Salome): "Le ho sempre venerate – confidò a madre Cecilia, la generale -, sono venute stanotte ad avvisarmi".

    Prima di morire volle salutare tutti, anche il muratore, il giardiniere, il manovale, tutti abbracciò. Infine, un ultimo vaticinio per le sue suore: "La congregazione soffrirà tribolazioni, ma poi tutto andrà bene. Debbo partire per il maggior bene della comunità".

    Era il 3 aprile 1884, quando a mattina inoltrata, padre Luigi si univa alla compagnia dei santi in Paradiso.

    Al suo funerale partecipò una folla enorme. La sua salma, per sua stessa indicazione, fu portata nella casa di Orzano, che aveva comprato per garantire ortaggi e viveri alla Casa della Provvidenza di Udine. Una casa-fattoria che lui visitava di frequente, considerata da lui un’oasi di pace dove finalmente riposare.

    Il 23 aprile 1952 l’urna con le sue spoglie fu traslata a Udine, nella chiesa di San Gaetano, alla casa della Provvidenza di Udine, la casa madre delle Suore della Provvidenza.
  • La vita spirituale di padre Luigi era profonda e alimentata da semplici ed essenziali elementi. La sua visione teologica faceva riferimento alla teologia della kénosi, all’incarnazione del Figlio di Dio, alla sua umiliazione, alla sua immolazione sulla croce.

    Padre Luigi cercò in ogni modo di vivere nella sua vita questa verità di fede: praticò l’umiltà fino al sommo grado, dando per primo l’esempio, cercando in tutto l’annullamento di sé, disfacendosi di ogni sua proprietà, persino dei suoi vestiti. Al termine della sua vita si mise sotto la guida spirituale di una suora, chiedendo a questa di aiutarlo a vincere fin l’ultima resistenza, quella che a lui pareva una pericolosa tentazione: l’orgoglio spirituale di considerarsi alcunché per il fatto di essere un fondatore.

    E volle imitare Gesù Cristo nell’immolazione, donando tutta la sua vita al prossimo, trattenendo nulla per sé, mortificandosi di continuo fino a rasentare l’eccesso.

    Voleva diventare "copia di Gesù", aveva un grande amore per l’umanità del Figlio di Dio, avvertiva una forte sete di Dio, che soltanto nell’Eucarestia riusciva a placare.

    Non disdegnava di coltivare tratti interessanti della religiosità popolare. Uno su tutti, la pratica della comunione dei Santi, la sua devozione a una serie impressionante di santi: dalla Vergine santissima a san Giuseppe, da san Luigi a san Filippo Neri, da san Francesco a san Gaetano da Tiene, alle tre sante Marie del Vangelo.

    Tutta la sua vita è stata come un Oratorio condiviso con tutti i santi, di cui avvertiva la compagnia quasi fisica.

    Non ha lasciato scritti di grande valore teologico, ma restano alcuni appunti personali e soprattutto restano numerose lettere che il santo scrisse alle sue suore, per incoraggiarle, per seguirne l’itinerario spirituale; in esse trasfuse l’intensità della sua vita cristiana e sacerdotale, in esse si coglie l’essenza del suo dinamismo apostolico.
  • Padre Luigi visse in tempi non facili. L’Ottocento, anche in Friuli, fu un’epoca di grandi turbolenze sociali e politiche e di grandi rivolgimenti socio-culturali. Con l’arrivo di Napoleone, arrivò anche il vento della rivoluzione, uno spirito illuministico, un atteggiamento governativo con forti accenti anticlericali e irreligiosi. Anche sotto l’impero austro-ungarico non fu facile preservare la libertà di religione, che il giuseppinismo pretendeva di regimentare e controllare.Era diffuso l’analfabetismo, soprattutto in campo femminile. Padre Luigi fu un antesignano della promozione della donna, dedicando tutte le sue energie alle ragazzine, alle giovani e, poi, alle suore.

    Un altro tratto di attualità della sua personalità fu la costante preoccupazione di preservare la libertà e l’autonomia delle sue opere, soprattutto la libertà di educazione, l’autonomia del progetto educativo per la sua Casa, contro i tentativi del governo austriaco e poi di quello italiano di metterla sotto tutela. Meglio nessun riconoscimento, piuttosto che essere soggetti a tutele estranee. Meglio rinunciare anche a sostanziosi contributi pubblici, piuttosto che abdicare alla libertà educativa.

    Per le sue suore, poi, non mancava di rivendicarne la dignità e di difenderne l’operato, chiedendo alle varie istituzioni di riconoscerne il valore.

    E quando i vari regimi, che si susseguivano, mettevano il bavaglio alla Chiesa, lui non aveva nessun timore di schierarsi a fianco del Vescovo e del Papa.                                   
    Non fu un santo isolato, ma partecipò a tutte le vicende della Chiesa locale, sostenendo moralmente e anche finanziariamente le varie iniziative, pur vivendo egli stesso e le sue opere di carità. Aveva una visione aperta e lungimirante, tant’è che fu, ad esempio, tra i più convinti sostenitori della stampa cattolica. Partecipò personalmente, firmando numerose cambiali, per sostenere la nascita di un quotidiano cattolico a Udine, unico in mezzo ad altri cinque, liberali e anticlericali professi massonici. Visse a contatto con i migliori spiriti cattolici del tempo, sia in campo sociale che culturale.                                                               
    Oltre alla comunione con la sua Chiesa, praticò uno spirito missionario aperto, che gli consentì di corrispondere prontamente alle richieste di presenza delle sue suore in luoghi sempre più lontani: dapprima in altre località friulane, poi in Trentino, nel Tirolo e in Istria. L’importante era mettersi a servizio dei poveri, che per lui erano l’incarnazione vivente di Gesù Cristo.
  • Le Suore della Provvidenza sono state le prime e indispensabili compagne di avventura di san Luigi, dapprima volontarie friulane, chiamate a dare una mano. Poi, via via, maturò la decisione di fondare una comunità religiosa, già nel 1845. Ancora vivente il fratello, si pensava ad una aggregazione con qualche altra "famiglia", alle suore di padre Antonio Rosmini, di cui padre Carlo era amico e che don Luigi ammirava per gli scritti e le opere, o ad altra congregazione.
    Ma la cosa non andò mai in porto. Segno della Provvidenza, spiegava don Luigi al fratello, che alla fine gli diede mandato di provvedere in conto proprio.
    E sorse così la congregazione delle Suore della Provvidenza, sotto la protezione di san Gaetano da Tiene, il santo della Provvidenza. In verità, padre Luigi, devotissimo a molti santi, le porrà anche sotto la protezione della Santa Famiglia di Nazareth, la Vergine Santissima e san Giuseppe, "la tenera Madre e la guida". Il Figlio di Dio, presente nell’Eucarestia, unico punto di riferimento.
    Anime semplici e generose, erano le prime collaboratrici, totalmente votate a Dio e al prossimo. Così vuole le "sue" suore: strumenti docilissimi della Provvidenza, nella valorizzazione piena della loro femminilità. Non padre-padrone delle suore, ma loro umilissimo "servo", così come volle esserlo dei poveri e degli ammalati.
    A tal punto servo, da fare l’ultimo noviziato, quello per il Cielo, poco prima di ammalarsi e morire, sotto la direzione di una suora.
    E voleva che fossero coraggiose: fuori per la strade di Udine nel 1848, quando infuriavano l’assedio e il bombardamento austriaci, a soccorrere i feriti e non importa di quale parte. Paura di morire? Certo, ma per amore di Gesù, si vince la paura. E poi, dopo la benedizione, se Dio vuole: "Arrivederci in Paradiso".
    Fuori per le strade del Friuli, nel 1855, quando imperversava il colera e i poveri morivano come mosche. Le suore vanno a cercare gli ammalati nelle case e li curano, senza paura di contrarre il morbo.
    Oltre che spiritualmente forti, voleva che fossero anche professionalmente preparate. In previsione del bombardamento austriaco e della necessità di soccorrere i feriti, padre Luigi si preoccupò di chiamare il dr. Giacomo Zambelli, perché preparasse le suore con nozioni essenziali di infermieristica. La stessa preoccupazione che ebbe per ogni altra attività caritativa: aprì una scuola magistrale per le suore che dovevano insegnare; mandò altre ad apprendere l'assistenza ospedaliera, altre ad imparare il linguaggio delle sordomute, altre ad addestrarsi nell’assistenza ai malati psichici. E ogni nuova iniziativa veniva studiata nei particolari, perché non risultasse improvvisata.
  • La Provvidenza è la compagna fedele di san Luigi, il suo riferimento ultimo e sicuro.

    Mentre era in vita il fratello Carlo, amatissimo e stimatissimo, don Luigi operava nell’ombra, efficiente nella conduzione della casa, vero animatore sociale e spirituale del gruppo di donne che si erano raccolte attorno all’opera come volontarie.

    Nel 1854 muore il fratello Carlo e padre Luigi deve accollarsi tutta la responsabilità della Casa e prende decisamente la guida delle Suore della Provvidenza.

    Erano stati anni duri quelli sotto lo sperone napoleonico, oppressore e confiscatore di beni ecclesiastici; amari anche quelli sotto l’Austria, che praticava un "giuseppinismo" che limitava non poco l’azione della Chiesa; avversi furono anche quelli risorgimentali italiani, dopo il 1866, contrassegnati da liberalismo, anticlericalismo spinto e massoneria. Non era facile governare la Casa, non era semplice provvedere a tante bocche, era impegnativo salvaguardare la libertà educativa e religiosa.

    La Casa viveva di carità, anche quando fu proibito di andare a raccoglierla per strade e paesi. C’erano momenti in cui le Suore della cucina si disperavano per la mancanza di materia prima, persino della farina per la polenta. Don Luigi le rassicurava, andava in chiesa a pregare san Gaetano e gli altri suoi santi e, poi, mandava la suora a prendere la farina, dove prima non c’era. Ma ora, miracolosamente, c’era e... per tutti.                                         Non uno, ma più episodi raccontati dalle suore fanno capire il rapporto privilegiato del santo con la Provvidenza.
  • In Friuli carestia, fame e malattie e guerre contrassegnarono gli anni 1813-1817: annate agricole andate a male, neppure il "sorgo rosso", afta epizootica, carestia in montagna, piogge continue nel 1816, cambio di guardia tra francesi e austriaci, vaiolo e tifo nel 1817 che soltanto a Udine fecero 2mila vittime su 17mila abitanti. Un filippino, p. Gaetano Salomoni, apre a Udine la "Casa delle Derelitte", sotto la protezione della Vergine e di s. Gaetano da Thiene, il santo della Provvidenza. Vi raccoglie ragazzine orfane o poverissime o abbandonate: dà loro da mangiare e da vestire, insegna a leggere, a scrivere e a far di conto, oltre che a ricamare e cucire.Sono 19 le prime, nel ’17 diventano già 40, hanno meno di 12 anni. Sarte e ricamatrici sono le prime "maestre" volontarie friulane: Sandra Marpillero da Venzone e Margherita Gaspardis da Sevegliano. Nel 1819 padre Carlo viene chiamato a dare una mano come economo, divenendo nel ’22 direttore. Dopo don Giovanni Battista Bearzi di Udine, nel 1929 viene nominato vicedirettore don Luigi.

    Non era facile portare avanti la casa in quegli anni, né dar sostentamento alle ragazze. Già da chierico san Luigi si era fatto mendicante per le strade del Friuli, per dare una mano al fratello. Ma, dopo che di fatto la direzione della casa passò nelle sue mani, le entrate si consolidarono. Certo, per merito della Provvidenza, in cui sempre san Luigi ebbe una fede incrollabile, ma anche per sua iniziativa: col carretto percorse molte vie di paesi friulani, raccogliendo offerte e generi alimentari. Non raramente, buscandosi ingiurie e anche percosse. Si racconta di quel tale che gli mollò un ceffone, ritenendolo scansafatiche: "Questo per me – fu la reazione del santo -, ma adesso per le mie ragazzine cosa mi dai?". Stupefatto dall’atteggiamento di san Luigi, quell’energumeno lo ricolmò di generi alimentari e divenne un sostenitore dell’opera.

    Furono centinaia e centinaia le ragazze soccorse dalla casa; ad esse vanno aggiunte anche le giovani che vennero raccolte nella Casa del Provvedimento, cui pure veniva assicurata non soltanto un’educazione umana e religiosa, ma anche un avviamento professionale, in modo che potessero affrontare la vita con dignità. E’ lo stesso san Luigi, insieme alle sue collaboratrici, poi Suore della Provvidenza, a impartire lezioni di catechismo, ma anche di astronomia, oltre che di geografia e storia.
  • L'oratorio di San Filippo si trovava nel cuore di Udine e aveva annessa la chiesa di S. Maria Maddalena. L’uno e l’altra nell’ottocento furono sottoposti a traversie di ogni genere: soppresso da Napoleone, che giunse in Friuli nel 1797 per ritornarvi dopo una breve parentesi austroungarica, vennero confiscati e l’uno e l’altra dagli italiani, dopo l’arrivo in Friuli nel 1866. Di essi non rimane traccia oggi, al loro posto fu costruita la Posta centrale, dopo che la chiesa era stata ridotta a palestra e dopo che tutte le suppellettili, perfino gli altari, erano state messe all’asta.L’Oratorio fu una postazione spirituale e culturale importante per Udine; vi operarono sacerdoti di grande cultura che ne fecero un centro di grande richiamo spirituale. Le varie soppressioni e confische riuscirono a spegnerlo. A nulla valsero per la sua ricostituzione né la determinazione di padre Carlo e neppure la cocciutaggine di padre Luigi, che a 42 anni, sull’esempio del fratello maggiore, divenne anch’egli filippino. Dopo la morte di Carlo, san Luigi fece l’impossibile per ridare vita all’Oratorio, vendette anche tutto il patrimonio di famiglia per riuscire nell’intento, ma il governo italiano lo sfrattò e confiscò ogni bene, costringendolo a domandare alloggio alle Suore della Provvidenza.

    L’Oratorio fu una delle poche iniziative che il santo non riuscì a concretizzare.
  • San Luigi Scrosoppi è il primo santo friulano dopo 1200 anni. L’ultimo fu il santo patriarca Paolino di Aquileia, morto nell’802. San Luigi è anche il primo santo della famiglia filippina, dopo san Filippo Neri.

    Fondatore delle Suore della Provvidenza, Luigi Scrosoppi ha attraversato da protagonista tutto l’800.

    Nato a Udine nel 1804, terzo di tre fratelli viventi, fu il terzo sacerdote della famiglia. Carlo, il primo, nato dal primo matrimonio della mamma Antonia Lazzarini con Francesco Filaferro morto esule a Klagenfurt, dopo essere entrato in seminario, si fa filippino. Giovanni Battista, nato dal matrimonio con Domenico Scrosoppi, un orefice udinese, entra anch’egli in seminario e si fa sacerdote diocesano.

    Luigi segue le orme dei fratelli ed entra nel seminario di Udine, compie con grande diligenza e profitto tutto il curriculum degli studi, avvalendosi di ottimi insegnanti. Viene consacrato nel duomo di Udine il 31 marzo 1827.

    Dapprima celebra e predica presso la chiesa di S. Maria Maddalena annessa all’Oratorio filippino del fratello Carlo. La sua prima predica è sull’umiltà, la seconda sulla Misericordia di Dio, la terza sull’ingresso delle anime giuste in Paradiso.
  • Père Louis vécu des temps pas faciles. L’année 1800, aussi en Frioul, fut une époque de grandes turbulences sociales et politiques et de grandes révolutions socio-culturelles. Avec l’arrivée de Napoléon, arriva aussi le vent de la révolution, un esprit illuministique (philosophies des lumières), une attitude gouvernante avec de forts accents anti cléricaux et irréligieux. Aussi, sous l’empire autrico-hongrois ce ne fut pas facile de préserver la liberté de religion, que le joséphinisme prétendait de gouverner et contrôler. L’analphabétisme était répandu, surtout dans le camp féminin. Père Louis fut un pionnier de la promotion de la femme, dédiant toutes ses énergies aux petites filles, aux jeunes et, après, aux sœurs.

    Un autre trait d’actualité de sa personnalité fut la constante préoccupation de préserver la liberté et l’autonomie de ses œuvres surtout la liberté de l’éducation, l’autonomie du projet éducatif pour la Maison, contre les tentatives du gouvernement autrichien et après italien de la mettre sous sa tutelle. Mieux vaut aucune reconnaissance, plutôt que d’être soumis à des tutelles étrangères. Mieux vaut renoncer aussi aux consistantes contributions publiques, plutôt que d’abandonner la liberté éducative.

    Pour ses sœurs, après il ne manquait pas de revendiquer la dignité et de défendre son application, demandant aux différentes institutions de reconnaître la valeur.
    Et quand les différents régimes, qui se succédaient, mettaient le bavoir à l’Eglise, lui n’avait aucune crainte de se ranger au côté de l’évêque et du pape.
    Il ne fut pas un saint isolé, mais il participa à tous les évènements de l’église locale, soutenant moralement et aussi financièrement les différentes initiatives, tout en vivant lui-même et ses œuvres de charité. Il avait une vision ouverte et prévoyante, tellement qu’il fut, par exemple, parmi les plus convaincus défenseurs de l’imprimerie catholique. Il participa personnellement, signant de nombreuses lettres de change, pour soutenir la naissance d’un quotidien catholique à Udine, unique au milieu de cinq autres, les libéraux et les anti cléricaux profès maçonniques. Il vécut en contact avec les meilleurs esprits catholiques du temps, soit dans le camp social que culturel.
    Outre la communion avec son Eglise, il pratiqua un esprit missionnaire ouvert, qui le permit de correspondre promptement aux demandes de la présence de ses sœurs dans des lieux toujours éloignés : d’abord dans d’autres localités friouliennes, ensuite à Trentino, à Tirolo et en Istrie. L’importance était de se mettre au service des pauvres, qui pour lui étaient l’incarnation vivante de Jésus Christ.

  • Les sœurs de la Providence ont été les premières et indispensable compagnes de l’aventure de saint Louis, d’abord des volontaires frioulanes, appelées à donner un coup de main. Ensuite, peu à peu, il murît la décision de fonder une communauté religieuse, déjà en 1845. Encore vivant le frère (Charles), on pensait à une agrégation avec une autre « famille », aux sœurs du père Antoine Rosmini, qui était ami à père Charles et que l’abbé Louis admirait sesœuvres, ou à une autre congrégation.

    Mais la chose n’alla jamais à bon port. Signe de la Providence, expliquait l’abbé Louis à son frère, qui à la fin donna la permission de pourvoir à leur propre compte.

    Et surgit ainsi la congrégation des Sœurs de la Providence, sous la protection de saint Gaétan de Thiene, le saint de la Providence. En vérité, père Louis, très dévot a beaucoup de saints, les mettra aussi sous la protection de la Sainte Famille de Nazareth, la Vierge très Sainte et Saint Joseph, «la tendre Mère et guide ». Le Fils de Dieu, présent dans l’Eucharistie, unique point de référence.

    Des âmes simples et généreuses, étaient les premières collaboratrices, totalement vouées à Dieu et au prochain. Ainsi il voulut « ses » Sœurs: instruments très dociles de la Providence, dans la pleine valorisation de leurs féminités. Non pas le père-patron des sœurs, mais leur très humble « serviteur », ainsi comme il voulut l’être pour les pauvres et les malades.

    Il était « serviteur » au point même de faire le dernier noviciat, cela pour le Ciel, peu avant de tomber malade et mourir, sous la direction d’une sœur.

    Et il voulait qu’elles soient courageuses : dehors, sur les routes d’Udine en 1848, quand s’enflammaient le siège et le bombardement autrichiens, à secourir les blessés et peu importe de quel parti (provenance). Peur de mourir ? Bien sûr, mais par amour pour Jésus, on vainc la peur. Et après la bénédiction, si Dieu le veut : « Au revoir au Paradis ».

    Dehors sur les routes du Frioul, en 1855, quand le cholera se déchaînait et les pauvres mouraient comme des mouches, les sœurs allaient chercher les malades dans les maisons et les soignaient, sans avoir peur de contracter la maladie.
    En plus d’être forte spirituellement, il voulait qu’elles soient aussi professionnellement préparées. En prévision du bombardement autrichien et de la nécessité de secourir les blessés, père Louis se préoccupa d’appeler le docteur Jacques Zambelli, afin qu’il prépare les sœurs avec les notions essentielles en infirmerie. Il eut la même préoccupation pour les autres activités caritatives : il ouvra une école magistrale pour les sœurs qui devaient enseigner ; il envoya d’autres à apprendre à être des aides-soignantes, d’autres à apprendre le langage des sourd muettes, d’autres s’instruire en assistance aux malades psychiques. Et chaque nouvelle initiative était étudiée dans ses particularités, afin qu’elle ne soit pas de l’improviste.
  • Profondità contemplativa e carità

    E’ bello constatare che la produzione è davvero numerosa e varia ed anche, sorprendentemente, sempre in crescita. Come non pensare che questo possa essere una risposta centuplicata alla sua sete di nascondimento e di umiltà, tanto da non permettere mai di venir fotografato? Contemplando la lunga serie di immagini che ritraggono padre Luigi, la sua figura risulta ben rappresentata nel duplice aspetto di amore verso Dio e verso il prossimo. Possiamo infatti trovare nelle diverse immagini:

    • la profondità contemplativa della sua anima confermata da queste semplici espressioni tratte dalle testimonianze.

    - Dio fu sempre al sommo dei suoi pensieri.
    - Appariva con il pensiero e con il cuore sempre rivolti a Dio.
    - Il suo cuore ardeva d’amore per il Signore.

    • l’eroismo della sua carità feconda e operosa che colmò la sua vita di apostolo infaticabile.

    - Tutti coloro che lo avvicinavano ricevevano conforto e coraggio.
    - Il Padre non respingeva mai nessuno.
    - Dal Cuore di Gesù aveva imparato una generosa apertura del cuore soprattutto verso gli afflitti nello spirito, ai quali sapeva ispirare una piena confidenza.
    - Una tenera madre non avrebbe fatto di più per la sua figlia.

    Ora, nel Regno di Dio, anche Padre Luigi godrà nel vedersi attorniato da bambini, bambine, malati, suore di ogni razza e lingua, che lo conoscono, lo amano, lo invocano.
    Per tutti ha anche oggi una parola, uno sguardo, una carezza… Per tutti, sicuramente, ha una grande benedizione!


     

    GALLERY ICONOGRAFICA

Pagina 2 di 2