Grazie


Grazie per intercessione di San Luigi


La Canonizzazione di Padre Luigi è stata decisa dopo l'avvenuto miracolo del 10 ottobre 1996, con la guarigione di Peter Chungu Shitima, giovane sudafricano ammalato di AIDS.
La Congregazione delle Suore della Provvidenza e tutti noi siamo convinti che Padre Luigi abbia elargito altre grazie, in altri posti, ad altre persone e che ancora continui a farlo.
Se siete a conoscenza di grazie ottenute per intercessione di San Luigi scrosoppi, vi invitiamo ad informarci.
Grazie.


  • Il dono di una vita: grazie, San Luigi!
  • Il grano c'è. Sali e vedrai
  • Il segreto di Michele
  • Sarà come voi dite: ma solo un prete mi ha guarito!
  • "Una mano lieve mi toccò"
  • Padre Luigi in aiuto di una mamma
  • Suor Nella non ha dubbi
  • Dacci oggi il nostro pane

Siamo una coppia di Pordenone, Ballancin Giuseppina e Bomben Mauro. Sposi dal settembre 1994, nel gennaio del 1996 ho perso la prima gravidanza in sette settimane e nel 1997 la seconda in sedici settimane. Nel 1999 abbiamo deciso, io e mio marito, di ritentare una terza gravidanza perché la gioia di un bimbo e di essere finalmente una vera famiglia era troppo grande. Ma anche questa volta la situazione si presentava difficile con contrazioni, medicinali e riposo assoluto già dal quarto - quinto mese di gestazione.
Conosciamo da sempre Suor Eugenia S.P., sorella di un mio caro zio. Un giorno, facendole visita, ci venne spontaneo raccontarle la nostra storia. Suor Eugenia ci fece conoscere Padre Luigi e ci esortò a pregarLo assieme a lei perché tutto andasse per il meglio. 
Così fu. Da quel momento Padre Luigi è stato sempre nel mio cuore e nelle mie preghiere soprattutto quando i dolori erano più forti e la paura di perdere nostro figlio era tanta.
Finalmente il 10 agosto 2000 è nato nostro figlio Francesco.
Ora è uno splendido bambino, sano e vivace.
Ringraziamo Padre Luigi per averci dato la serenità e la forza per superare i momenti più difficili.
Ringraziamo Suor Eugenia per averci fatto conoscere Padre Luigi e per aver pregato assieme a noi.
 


Suor Giovanna Cortelazzis è l’anziana l’assistente della madre Lucia De Giorgio ed ha l’incarico di supervisore sull’andamento economico della casa. Siamo negli anni 40 (1840-1849), e, una mattina, sale al granaio. In cucina stanno terminando la farina per la polenta, e bisogna andare presto al mulino per far macinare il grano. Arriva affannata, dopo tre rampe di scala, e resta tristemente sorpresa: il granaio è vuoto, come mai non è stata avvertita dalla sorella che lo ha in custodia?

Non c’è tempo da perdere. Ancora ansante scende in fretta, come glielo permettono le sue vecchie gambe, e si precipita nell’ufficio di padre Luigi: "Padre, padre, non c’è più grano!". Padre Luigi la guarda: è assorto e sembra non capire.

Suor Giovanna ribatte: "Padre…" Padre Luigi le sorride e risponde: "Ma certo, il grano c’è. Sali, vai a prenderlo!". Interdetta suor Giovanna lo guarda e: "No, non c’è proprio, padre!".

E lui: "Sì, c’è, vai a prenderlo!". Suor Giovanna tace. Prevale in lei quell’abitudine all’obbedienza che la guida da sempre nella sua vita. Si volta e rifà la strada di ritorno, solo per ubbidire. Sale di nuovo lungo le tre pesanti rampe. Si ferma per riprendere fiato sul pianerottolo, poi apre la porta. No, non è possibile: i sacchi prima vuoti, sono pieni di grano!

E anche i cesti! Ce n’è tanto, come mai ne ha visto in una sola volta! Un sentimento indefinibile di sgomento, di meraviglia e di gioia le afferra il cuore, e le lacrime scendono silenziose sul suo volto. Una preghiera di ringraziamento e di lode al Signore le prorompe dal cuore. Non sa per quanto tempo.

Quando la commozione si stempera nella pace della preghiera, un pensiero le folgora la mente: - Padre Luigi ha fatto un miracolo!

Ma quella sua sicurezza nel dirle: ‘Sali, il grano c'è’, da dove veniva? Lui, così umile, come poteva presumere che Dio avrebbe fatto quel prodigio?
Non sa darsi risposta: i segreti di Dio nel cuore di un uomo di Dio sono invalicabili: Sì, padre Luigi è un santo, lei lo sa, lo sanno tutti.
Ma ora, è Dio stesso che ne dà conferma.
 



Padre Luigi ha fatto tanti miracoli, in vita e in morte; e ne fa ancora. Ci sono tante relazioni che parlano di guarigioni da malattie del corpo, meno numerose quelle che parlano di guarigioni spirituali. Eppure padre Luigi ne ha ottenute tante anche di queste, in vita e in morte.
Suor Giustina ne ricorda una avvenuta nel 1929 a Gorizia.
Il dottor Michele Tomasi si trova in Casa di cura a Villa S. Giusto, affetto da malattia incurabile.
E’ una persona educata, affabile e rispettosa verso le suore, ma tanto lontana da Dio. Qualche volta la suora infermiera, tra una cura e l’altra, tenta di avviare il discorso sulla bontà di Dio, sulla vita futura; ma inutilmente. Il dottor Michele rifiuta il discorso religioso, egli non sente il bisogno di Dio.
Suor Giustina non sa più che fare, si sente impotente. Vede il paziente aggravarsi, e teme muoia lontano da Dio. Si rivolge allora a padre Luigi, che tante penitenze ha fatto in vita per i peccatori, e gli chiede di ottenere da Dio la salvezza di quell’anima.
Lo prega con una novena intera, poi con una seconda. L’ammalato sembra sempre meno disposto ad avvicinarsi a Dio, ma suor Giustina non dispera e comincia con più fervore una terza novena.
Il settimo giorno, l’ammalato, improvvisamente, chiede il sacerdote. Corre la suora a chiamarlo, lo accompagna dal dottore; ha il cuore pieno di gioia.
Michele riceve il Sacramento della riconciliazione con grande fervore. Poi si assopisce.
La suora continua la sua novena.
L’ultimo giorno, alle 17, il dottor Michele si sveglia: desidera ricevere Gesù Eucaristico e l’Olio degli infermi.
Che cosa ha vissuto in quei due giorni di assopimento? E’ un segreto che ha portato con sé in cielo. Dopo due giorni il Signore lo accoglie presso il suo Regno.
 


Il signor Ludovico Seller è un omone di 64 anni ed è il comandante dei Pompieri di Pola.
È il 1931. Da tempo egli soffre dolori acutissimi allo stomaco che né medici, né medicine riescono a calmare. E’ così che arriva all’Ospedale.
Viene diagnosticata un’ulcera, confermata dalle radiografie.
Non giovando alcuna cura, si decide per l’operazione, ma alla figlia viene detto che potrà avere un mese di vita circa.
Ludovico sta male e non riesce a dormire la notte nonostante i sonniferi somministrati, tanto acuti sono i dolori e frequenti i contorcimenti.
La suora infermiera ha tanta compassione per lui e chiede alle sorelle della comunità di pregare insieme padre Luigi perché lo sollevi.
Quella sera, invece del solito sonnifero, gli fa bere con un po’ d’acqua due fili sottili di un indumento di padre Luigi, e spera. Dopo mezz’ora il malato si addormenta e continua a riposare tranquillamente tutta la notte.
Il giorno dopo non sente più alcun dolore. I medici sono sorpresi, e sospendono l’intervento.
Dopo alcuni giorni, non accusando più alcun dolore, viene dimesso dall’Ospedale. A casa continua a star bene, ma non riesce a convincersi della guarigione, e vuole fare una prova. Va al mercato, acquista un chilogrammo di ‘crauti’ (cavoli conservati sotto sale), li cucina e li mangia tutti con appetito, innaffiandoli con un buon bicchiere di vino. La digestione è buonissima.
Non era certo un uomo molto pio, Ludovico, ma quell’esperienza della grazia di Dio lo ha cambiato. La riconoscenza per padre Luigi fa di lui un propagandista della sua devozione, e quando si trova in osteria con gente che parla male dei preti, dice: "Sarà come voi dite, ma soltanto un prete mi ha guarito!".
 


L’infermiera l’ha appena lasciata. Suor Rosaria ha rifiutato la solita iniezione di morfina, perché il sollievo che le arreca è di così breve durata! Ma i dolori sono lancinanti! Come è ridotta! I piedi sono contorti e rattrappiti, la tubercolosi si è impadronita di tutte le sue membra. Non c’è parte del suo corpo che non sia dolorante e senza aiuto non può più nemmeno muoversi.
È la mattina del 19 aprile 1931. L’acutezza violenta del male le strappa angosciosi gemiti. Allora implora: ‘Padre Luigi, ti prego, dammi un po’ di sollievo!’.
Un istante dopo, sente come un mano leggera passare sulle sue gambe e sui piedi, e, contemporaneamente, un soffio delicato pervade tutte le sue membra.
Ogni dolore scompare e suor Rosaria si trova in piedi.
Con una commozione indicibile, grida alla sorella che si trova nel letto vicino:
‘Sono in piedi, vengo da lei!’.
‘No!’ grida l’altra, che la crede in delirio.
Ma se la trova accanto al letto con le lacrime agli occhi e un’espressione radiosa sul volto. La suora l’afferra per un braccio e suona disperatamente il campanello.
L’infermiera giunge correndo: ‘Che cosa fa?’, esclama, guardando esterrefatta suor Rosaria. Lei mostra le sue braccia e i suoi piedi e mormora: ‘Benedetto Padre Luigi, grazie, grazie!’. Poi volge gli occhi verso i suoi piedi, non più contorti, e continua a muoverli, ancora incredula di quanto avvenuto.
La notizia si sparge, la camera si riempie di suore.
Tutte vogliono vedere, vogliono sapere.

Lei, suor Rosaria, continua a ripetere: ‘Grazie, Padre Luigi’.
 


La signora Maria Bonato di Pavia è angosciata e stanca, non ha più resistenza per lottare.
La trova così una suora infermiera al Policlinico San Matteo.

La povera donna sfoga il suo dolore e sembra invocare un barlume di speranza.

La sua bambina, Pinuccia, è stata ricoverata in ospedale per broncopolmonite e pertosse il mese di maggio di quell’anno 1942, e alla fine del mese l’ha raggiunta il fratellino Giorgio, per lo stesso male. Era preoccupata soprattutto per la bambina tanto gracile e sempre sofferente. Invece, dopo pochi giorni, è Giorgio che è ridotto agli estremi. I professori diagnosticano: leucemia. Il bambino si è aggravato e soffre, e lei, la madre, non ha neppure la forza per pregare.
La suora la guarda con compassione e tenerezza e la esorta a ravvivare la sua fede.

C’è padre Luigi Scrosoppi che potrà intercedere per lei la grazia dal buon Dio. Lo preghi e con lei pregheranno tutte le suore e altre persone ancora. Intanto fa somministrare al bambino, con un sorso d’acqua, una piccola particella di stoffa tratta dagli indumenti del Servo di Dio.
Ecco, la signora Maria si accorge subito che il bambino è sollevato; non riesce a crederci, ma Giorgio chiede del cibo, mentre prima rifiutava qualsiasi nutrimento.
Al controllo, i medici constatano una notevole diminuzione dei globuli bianchi, responsabili di quella malattia. Poi, dopo qualche tempo, arriva la guarigione.
Mamma Maria coi suoi bambini, sani e felici, torna a casa. Appena potrà andrà con loro ad Orzano (UD) sulla tomba del suo benefattore per dirgli: Grazie!
 


Suor Nella è infermiera nell’Ospedale di Pola nel reparto delle malattie infettive.
Il 30 maggio 1942 arriva Fernanda, ricoverata d’urgenza. E’ una bella ragazzina di 11 anni e mezzo, con tanta voglia di vivere.
Ha la febbre alta e i genitori sono molto preoccupati.
Suor Nella non aspetta la diagnosi dei dottori, pensa di affidare subito la bambina a padre Luigi, potente intercessore presso il Medico dei medici.
In realtà la diagnosi non dà molte speranze umane: grave forma di tifo, cui si è aggiunta una grave broncopolmonite e una miocardite tossica.
Fernanda è in continuo delirio. Suor Nella l’assiste premurosamente, incoraggia i genitori a sperare, e lei continua a pregare.
Il 7 giugno il tifo raggiunge la fase acuta. I medici temono il peggio… Invece Fernanda, inspiegabilmente supera la crisi, anche se persiste la grave forma di broncopolmonite, che, purtroppo, lascia poca speranza.
Suor Nella non desiste. Prega così padre Luigi: "Padre venerato, se sei stato tu a salvare Fernanda dal tifo, fa' che domani mattina ogni traccia di broncopolmonite scompaia".

E’ una preghiera un po’ ardita, ma è sicura che padre Luigi capisce e la esaudirà.
La mattina dopo, durante la solita visita, il medico trova la bambina priva di ogni traccia di male.
Mamma Stefania e papà Antonio non riescono a crederci. Guardano suor Nella che, trionfante, sorride.

Sgorga spontanea la loro preghiera riconoscente al Signore che ha salvato la loro bambina, ma non hanno alcun dubbio:è stato padre Luigi ad ottenere il miracolo.
 


Oggi il pane non c’è proprio, anzi manca la farina per fare la polenta.

La suora cuciniera corre da padre Luigi:

"Che cosa devo fare?". "Pazienta, vedrai che la farina arriverà".

La suora parte non troppo convinta, e lui va in chiesa a pregare. Lo chiamano ben presto: in portineria c’è un signore che lo cerca. Padre Luigi sorride. Sa di essere stato esaudito. Trova un benefattore che gli mette in mano un gruzzolo di denaro. Padre Luigi ringrazia.

Non ha ancora consegnato il denaro alle suore, che di nuovo c’è qualcuno che lo vuole.
Ritorna sui suoi passi. Questa volta trova un povero. Si ferma a lungo con lui, poi gli consegna tutto il denaro ricevuto.
In corridoio le suore l’aspettano: sanno del benefattore e sono ansiose di ricevere il denaro. Padre Luigi arriva e le guarda. "Non ho nulla, dice, c’era un povero più povero di noi".

Le suore protestano appena appena, con un fil di voce, "E le orfane?".

"Dio provvederà", risponde il Padre.
La campanella suona di nuovo.
Chi sarà questa volta? Un ricco o un povero?
È il postino che consegna un plico. Padre Luigi lo apre: dentro c’è tanto denaro, che lui non aspettava.
Un nodo di commozione e di riconoscenza gli stringe la gola. Gli ritornano in mente le parole di Gesù:
"Se Dio nutre gli uccelli del cielo e veste i fiori del campo che oggi sono e domani sono gettati nel fuoco, quanto a maggior ragione penserà a voi… Cercate il regno di Dio e fate la sua volontà e tutto il resto vi sarà dato in più".

 


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